martedì 26 giugno 2018

Lettera a Luca Sofri, da un mediocre.


Facciamola semplice. Se qualcuno mi parla e mi convince più degli altri, io lo voto. Non voto quelli come me: io voto quelli che dicono le cose giuste, quelle che mi convincono, magari quelle che già pensavo o che mi illuminano e mi entrano subito in testa. E non è vero che non cerco il migliore. Le assicuro che non è vero che voto il mediocre. O "lo sbagliato". So bene che certe cose sono migliori di altre. So distinguere bene un calciatore più bravo da uno meno bravo, o le verdure migliori al mercato. So riconoscere chi in un programma televisivo è più convincente. Vedo tonnellate di talent show dove non si fa altro che lottare, discutere, analizzare e approfondire chi sia il migliore. E i peggiori sono sconfitti, piangono e si disperano. Non ho nessun pudore, come lo chiama lei, a dire che qualcuno è peggiore di altri. Io voto il migliore. Voglio il meglio per il mio paese e i miei figli.


In dieci anni ho votato un sacco di partiti diversi. Ho votato a destra e a sinistra, berlusconi bersani e grillo.

Mò ho votato salvini, non che mi piaccia tutto, ma spesso dice bene, parla bene. È il migliore che c'è in circolazione al momento. Magari poi voterò qualcun altro, se sarà il migliore.


Ho votato "coloro a cui attribuisco una più qualificata capacità di occuparsi dei miei destini". Se sarò deluso da questo investimento voterò qualcun altro, quando sarà il momento. Che altro devo fare?


Se non riesci a convincermi perché dovrei pensare che sei tu il migliore? Forse non ho studiato e letto e pensato abbastanza da poter capire quello che vuoi dirmi. Forse mio nonno aveva un rispetto per chi aveva studiato che io non ho, ma a me la parola rispetto fa pensare a qualcosa di religioso, o peggio: agli schiavi. Io sono libero, voglio capire le cose. Forse non capisco quasi niente, ma non sono suddito di qualcuno che ha scritto "migliore" sul biglietto da visita.


Dovrei fidarmi del biglietto da visita? Del titolo di studio? Del curriculum? Purtroppo non funziona quasi mai, e questo lo ha capito anche Lei. Ho ascoltato le lezioni dei miei professori pagando un sacco di soldi per l'università e ora sono disoccupato. Ho sborsato fior di quattrini in medici e grandi professori di oncologia ma mia madre è ugualmente morta di cancro. Ho creduto nel sogno europeo progettato da grandi scienziati politici e mi sono risvegliato pieno di debiti e con un cappio al collo chiamato banca centrale europea.


Preferisco ascoltare e cercare di capire. Giuro che sto attento. Giuro che discutere mi interessa. Sono italiano, non faccio altro. Pure Lei, signor Sofri, fa lo stesso. Anche Lei mette in dubbio, o per lo meno in discussione, le parole dell'istat, cioè degli esperti di una materia non sua.


So bene che uno come me non potrebbe andare in politica. A fare il presidente del consiglio io voglio uno bravo, uno che parla bene e pensa bene. Che mi convinca però. Non uno che non capisco e che però ha il biglietto da visita. Di quello non mi fido, perché secondo me non è capace.

(lettere non mia, a margine di un post di Luca Sofri, vecchio di diversi anni, ripubblicato in prima pagina su https://www.ilpost.it/ intorno al 25 giugno 2018)